Ingmar Bergman e il Medieovo

l ditico medievale d’Ingamr Bergmna

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IIngmar Bergman è sicuramente uno dei registi più filosofici e psicologici della storia del cinema e fa ambientare due delle sue opere più importanti nel medioevo “la fontana della vergine “ che fu anche il primo film svedese a gudagnare la statueta dell’Oscar  nel 1960 mille noventa sessanta . In questo film che a detta dello stesso Bergman é solo un ‘imitazione mediocre di Rashomon di Akira Kuroswa abbiamo nel centro la vicenda di una giovane Karin che in svedese medievale vuole dire la vergine intepretata da Birgitta Pettersson che é un adolescente normale interessata a quegli che sono i balli e vive con due genitori il severo e carismatico Töre un Max von Sydow immenso perché così naturale e una donna sciupata e legatissima a una pietá popolare che é fatta di penitenze sopratutto corporali Birgitta Valberg che era prima nota per intepretari ruoli brillanti. La purtroppo morta a causa dell’epidemia di COVID 19 Gunnel Lindblom é un altra persona discendeti di schiavi (gli avete visti in “Viking”) Ingeri che aspetta un figlio ed é costsantemente rimproverata dalla serva più anziana Frida Gudrun Bros una specie di Anita Ekberg. Sia lei che la padrona di casa sono velate un qualcosa supportato dall’iconografia o meglio da quello che rimane nell’iconografia distrutta durante il periodo della riforma e la fotografia di Sven Nykvist dá un’idea di un medieovo puro ascetico ma anche molto reale infetti sono parecchie le rappresnatazioni quotidiane. Il quadro della piccola corte che era stata costruita sul modello di una fattoria dell’ingermland é compretato da un chierico vagante
Allan Edwall
attore dell’avanguardismo molto sicuro di se. Questi parla della visita nel continente Parigi come se fosse un qualcosa di magico che dá alibido  tra donne e cattedrali. Karin deve portare un cero nella chiesa locale e viene spedita anche se siamo verso sera con Imrai e incontra tre figuri il muto Tor Isedal , lo smilzo Axel Düberg contradistinto da una parlata veloce e un ragazzetto. Imnmari ha piazzato in uno dei pani rotondi un rospo e questo fa in modo che i tre figuri l’aggrediscono dopo che la serva /schiava é fuggita. In tutto il breve viaggio vengono inquadrate rune foreste e anche uno dei personaggi che ha più dialogo rappresenta un passato che non é passato il guardiano del ponte che non ricoda piú il suo nome Axel Slangus, Era un attore finlandese di lingua svedese molto vecchio che ci ricorda la presenza di spiriti di qualcosa al dilá della logica ,del perturberate che poi si esprimerá nella vendetta. Questa non sará eroica ma fatta dopo un sacrificio di una bettula e l’omicidio é compiuto con il coltello con il quale si amazzano i maiali. Il film ha un qualcosa di magico e una strutura molto lineale e un montaggio molto classico da parte di Oscar Rosander come la musica di Erik Norberg. Il film si era avalso della consulenza di diversi storici e personale del museo archeologico di Stoccolma un qualcosa che non fu fatto nel film premio per la giuria a Cannes del 1957 “Il Settimo Sigillo”. É sicuramente il film svedese più famoso di tutti i tempi e ha una gestazione molto particolare perché nasce quando Bergman é piccolo e

in un ‘occasione con il padre pastore luterano visita la chiesa di Täby una delle piú antiche nella regione di Stoccolma dove nel 1400 Alebertus Pictor pittore originario dell’Assia tardo gotico rapresenta un gentiuomo che gioca a sacchi con la morte. Questo diventerá un ‘opera teatrale al teatro municipale di Malmö “Dipinto lineao” e nel 1946 per una pubblicitá Bergman vede l’uomo della palude un ritrovamento archeologico di un esatore ucciso dalla sua scorta nel 1300 é lasciato in una palude con gli abiti perfettamente conservati. Il cavalliere peró vestito con abiti molto approsimativi sarà Max von Sydow e lo squdiero Jöns ovvero l’uomo comune sarà Gunnar Björnstrand attore feticio di Bergman fin dai primi film inizati quasi 20 anni prima. Nella Svezia degli anni Cinquanta c’é un problema grave rappresnetato dal fatto che il paese si trova in mezzo alla frontiera di un ‘eventuale guerra fredda e a peste sembra come il ritorno dalle crociate la grande spedizione ideale e idealistica sembrano lo sfondo adtto in un mondo dove il sopranaturale é preponderate. Il cavalliere ha una sua ossesione quella della morte rapresnatta dal rigido e ironico giocatore di sacchi Bengt Ekerot ma anche l’attore il girovago quindi messo all’indice dalla morale comune Jof inteprttao dal comico Nils Poppe vede la Madonna e cerca di convincere gli altri della bontá delle sue visioni un qualcosa che lo porterà a confrontarsi con i tetro Reval un ottimo Bertil Ardenberg . Il film é soprattuto ricordato per la scena finale la Daza macrba che forse è una delle scene piú sugestive di tutto il cinema. La fotografia di Gunanr Fischer é stupenda come tutto il resto sopratutto la musica di Erik Norberg