Parlare di Francia Spagna

 

Parlare di Francia, Spagna e di un allenatore che forse non è un genio come De la Fuente, ma che gioca un calcio, anche se sterile, positivo, poco azzardato, senza fare il passo più lungo della gamba e dove piace sia la classe che il collettivo. Si vede benissimo nei due star Olmo, emigrante di lusso in quella fucina di talenti che è il RB Lipsia, e Yamal, autore del golazo, per dirla alla Altafini, ma anche in Morata brevissimo e in Nico Williams, sotto tono in tutto l’Europeo. Prova ne è il quadrato difensivo fatto da Jesus Navas, Nacho, Laporte che è vero che lascia Unai Simón spettatore non pagante, ma prende un gol da una delle tante delusioni francesi, Kolo Muani, che ha l’unico pallone toccato da Mbappe. A questi si aggiunge un centrocampo di qualità con Rodri, Fabián Ruiz e soprattutto, per me, la vera rivelazione di questo europeo, il fantastico post hippie Cucurella. Un signor nessuno, beccato dal pubblico per il rigore che avrebbe provocato sulla Germania (una compagine per altro super aiutata in tutto con personaggi veramente irritanti come T Toni Kroos, la morte del calcio moderno che si ritira a 34 anni). Cucurella è il calcio anarchico e socialista allo stato puro. La Francia, a parte Rabiot e soprattutto il grandissimo, anche se abbastanza scemo, Dembelé (perché non gioca in Spagna, ma in un club artificiale come il PSG), resta, nonostante il miglior portiere di tutti i tempi Maignan, un gruppo veramente, ma veramente noioso, grigio e irritante. Koundé, Upamecano, Saliba, Theo Hernandez, Kanté, Tchouaméni sono noiosi, aggressivi, pieni di bile, di voglia di far male e senza nessunissima idea. Il calcio francese, che perse due finali ai rigori contro Italia e Argentina al loro massimo calcistico, ha vinto tanto e le due vittorie più belle e limpide ai mondiali sono le loro. Mentre oggi, solo per una serie di fortunate coincidenze, prende una medaglia di bronzo che non merita.

Robert Fogelberg Rota